lunedì 29 dicembre 2008

...la felicità non dipende dal tempo, dal paesaggio, dalla fortuna e neanche dal denaro. Che possa giungere in tutta semplicità da dentro verso fuori e da ciascuno verso tutti.
felice 2009


La poesia “E’ proibito” di Alfredo Cuervo Barrero, in italiano, portoghese e spagnolo.

E’ proibito
piangere senza imparare
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
E’ proibito non sorridere ai problemi
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta’.
E’ proibito non dimostrare il tuo amore
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
E’ proibito abbandonare i tuoi amici
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
E’ proibito non essere te stesso davanti alla gente
fingere davanti alle persone che non ti interessano
essere gentile solo con chi si ricorda di te
dimenticare tutti coloro che ti amano.
E’ proibito non fare le cose per te stesso
avere paura della vita e dei suoi compromessi
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
E’ proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi
e le sue risate
solo perche’ le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato
e farlo scontare al presente.
E’ proibito non cercare di comprendere le persone
pensare che le loro vite valgono meno della tua
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
E’ proibito non creare la tua storia
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te
non comprendere che cio’ che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo’ togliere.
E’ proibito non cercare la tua felicita’
non vivere la tua vita pensando positivo
non pensare che possiamo solo migliorare
non sentire che,
senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.

(portoghese)
É proibido chorar sem aprender,
Levantar-se um dia sem saber o que fazer
Ter medo de suas lembranças.
É proibido não rir dos problemas
Não lutar pelo que se quer,
Abandonar tudo por medo,
Não transformar sonhos em realidade.
É proibido não demonstrar amor
Fazer com que alguém pague por tuas dúvidas e mau-humor.
É proibido deixar os amigos
Não tentar compreender o que viveram juntos
Chamá-los somente quando necessita deles.
É proibido não ser você mesmo diante das pessoas,
Fingir que elas não te importam,
Ser gentil só para que se lembrem de você,
Esquecer aqueles que gostam de você.
É proibido não fazer as coisas por si mesmo,
Não crer em Deus e fazer seu destino,
Ter medo da vida e de seus compromissos,
Não viver cada dia como se fosse um último suspiro.
É proibido sentir saudades de alguém sem se alegrar,
Esquecer seus olhos, seu sorriso, só porque seus caminhos se desencontraram,
Esquecer seu passado e pagá-lo com seu presente.
É proibido não tentar compreender as pessoas,
Pensar que as vidas deles valem mais que a sua,
Não saber que cada um tem seu caminho e sua sorte.
É proibido não criar sua história,
Deixar de dar graças a Deus por sua vida,
Não ter um momento para quem necessita de você,
Não compreender que o que a vida te dá, também te tira.
É proibido não buscar a felicidade,
Não viver sua vida com uma atitude positiva,
Não pensar que podemos ser melhores,
Não sentir que sem você este mundo não seria igual.



(castellano)
Queda prohibido llorar sin aprender,
levantarte un día sin saber que hacer,
tener miedo a tus recuerdos.
Queda prohibido no sonreír a los problemas,
no luchar por lo que quieres,
abandonarlo todo por miedo,
no convertir en realidad tus sueños.
Queda prohibido no demostrar tu amor,
hacer que alguien pague tus deudas y el mal humor.
Queda prohibido dejar a tus amigos,
no intentar comprender lo que vivieron juntos,
llamarles solo cuando los necesitas.
Queda prohibido no ser tú ante la gente,
fingir ante las personas que no te importan,
hacerte el gracioso con tal de que te recuerden,
olvidar a toda la gente que te quiere.
Queda prohibido no hacer las cosas por ti mismo,
tener miedo a la vida y a sus compromisos,
no vivir cada día como si fuera un ultimo suspiro.
Queda prohibido echar a alguien de menos sin
alegrarte, olvidar sus ojos, su risa,
todo porque sus caminos han dejado de abrazarse,
olvidar su pasado y pagarlo con su presente.
Queda prohibido no intentar comprender a las personas,
pensar que sus vidas valen mas que la tuya,
no saber que cada uno tiene su camino y su dicha.
Queda prohibido no crear tu historia,
no tener un momento para la gente que te necesita,
no comprender que lo que la vida te da, también te lo quita.
Queda prohibido no buscar tu felicidad,
no vivir tu vida con una actitud positiva,
no pensar en que podemos ser mejores,
no sentir que sin ti este mundo no sería igual.

mercoledì 3 dicembre 2008

Il patto del silenzio e il III Congresso Mondiale



Un camionista dice ad un altro che ha fatto sesso con una ragazza di 13 anni che si prostituiva. Lei lo ha abbordato, lui non aveva intenzione, ma lei lo ha sfidato a dimostrare che era uomo. Nemmeno gli passo per la testa che lui ha una figlia di 14 anni.

La settimana scorsa una bambina di 6 anni è stata uccisa da un amico di famiglia che voleva violentarla. Il colpevole è stato arrestato.

Casi che per la legislazione brasiliana sono considerati crimini. Le violenze sono molto diffuse, molto spesso taciute, nascoste e anche quando si vorrebbe denunciare ci sono ostacoli sociali e giuridici. Esiste un patto del silenzio, una vergogna nel denunciare questo tipo di crimini. Esiste un mondo sommerso che fattura sulla vita di bambini e adolescenti.

Quasi sempre la violenza ai minori specialmente di sesso femminile è compiuta da uomini. C'è un legame stretto tra mascolinità, sessualità, violenza. La problematica dello sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti è molto ampia. Parte dalla famiglia, la si incontra per le strade, si alimenta con il turismo e naviga in internet.



A Rio de Janeiro in questi giorni si parla di questo grave problema.

Circa 3.000 persone di oltre 125 paesi partecipano del III Congresso Mondiale contro lo Sfruttamento Sessuale Commerciale di bambini e adolescenti. Il clima è quello ufficiale delle delegazioni dei vari governi, soldati e polizia in grande stile per proteggere ministri e segretari, ma è anche quello gioioso dei 300 ragazzi, adolescenti e giovani protagonisti di questo evento con le loro testimonianze e idee. Scambiare esperienze della lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, migliorare gli strumenti legislativi e non, analizzare i progressi e rinforzare gli impegni. L'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia stima che 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni hanno avuto rapporti sessuali forzati o subito altre forme di violenza sessuale e sfruttamento (dati 2006).

Sappiamo che lo sfruttamento sessuale lascia nei bambini cicatrici psicologiche e, a volte, anche fisiche e che riduce la speranza di condurre una vita dignitosa, spesso porta a riprodurre la violenza subita. Le statistiche dimostrano che nessun paese o regione è immune e non ci sono spettatori innocenti.

Il Congresso analizza le differenti forme di sfruttamento sessuale dei bambini, incluso lo sfruttamento sessuale in famiglia, i matrimoni precoci, lo sfruttamento sessuale dei bambini che svolgono lavori domestici, l'industria commerciale del sesso, così come il fenomeno della pornografia infantile e lo sfruttamento sessuale via internet.

Sette anni dopo l'ultimo Congresso mondiale, tenutosi a Yokohama (Giappone) nel 2001, che si era concentrato esclusivamente sullo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali, in Brasile si discute di nuove strategie per combattere anche forme di sfruttamento sessuale a fini non commerciali.



La situazione nel mondo non è omogenea. Per affrontare questo problema ci vuole una legislazione adatta, dei buoni programmi educativi e di sensibilizzazzione, delle strutture adatte, i fondi necessari e una buon controllo dell'uso delle risorse. Possiamo immaginare che molti paesi nel mondo sono carenti di qualcuno di questi aspetti. Inoltre bisogna lavorare e creare collaborazione tra gli stati perchè sia il turismo sia internet hanno portato il fenomeno connesso a livello mondiale.

Dalle statistiche disponibili emerge che, nei paesi occidentali sviluppati, circa un bambino o un giovane su dieci è vittima di una forma di maltrattamento a sfondo sessuale. Gli abusi sessuali sui bambini possono presentarsi sotto diverse forme: incesto, pornografia, prostituzione, tratta di esseri umani o molestie sessuali. Tutte hanno gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale del bambino.



Per quanto riguarda l'Italia nel luglio 2007, il Consiglio d'Europa ha adottato la Convenzione sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e l'abuso sessuale. Questo è il primo strumento che qualifica gli abusi sessuali nei confronti dei bambini come violazione penale, compresi quelli che hanno luogo a casa o nel contesto familiare. La convenzione mira a colmare una lacuna esistente nella legislazione europea e ad armonizzare il quadro giuridico per combattere questo problema. Un programma dal titolo "Costruire un'Europa per e con i bambini" completa questo approccio giuridico e ha come obiettivo la promozione dei diritti dei bambini e la loro protezione contro ogni forma di violenza.



Qui a Rio è presente anche la delegazione italiana con a capo il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. Di abusi nei confronti dei minori si sta discutendo anche in Italia, dove si è registrato un aumento del 30% dei casi di abusi sessuali sui bambini, rispetto agli anni precedenti. Nel 2007 sono 3.000 i minori scomparsi. Si è mantenuta drammaticamente bassa l'età media delle vittime di abuso, che va da zero a cinque anni. Le Regioni più colpite sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania: è il quadro allarmante fatto dall'assessore alle politiche sociali, Anna Coppotelli, che sottolinea: "Abusi e pedopornografia sono un'epidemia silenziosa che deve essere combattuta con ogni mezzo possibile". Nel 2007 delle cira 3.000 pratiche aperte legate a minori scomparsi, il 20% dei quali non viene più ritrovato e si sospetta per immissione nel circuito delle reti pedopornografiche. Ancora: solo nel primo semestre del 2006 i siti, collettivi o individuali, pro-pedofilia hanno avuto un incremento del 300% e la criminalità legata alla pedofilia in internet, produce un introito giornaliero di circa 90mila euro per sito.



In molti paesi l'abuso è socialmente accetto o persino legale e l'Italia, purtroppo, persiste ad essere uno dei paesi esportatori di turisti sessuali. Oltre alle mete consolidate, come Romania e Thailandia, nuovi "territori di caccia" sono stati aggiunti: l'Ungheria, che nel 2006 ha visto triplicati i reati di abusi a danno di minori, e il Kenya, dove esistono circa 15 mila bimbi di strada vittima di violenza". Inoltre, nell'Europa orientale 1 milione e 500mila bambini vivono fuori dalla famiglia, 900mila dei quali sono rinchiusi in istituti, spesso in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Gli abusi e pedopornografia sono un'epidemia silenziosa che avanza perchè si tollera e si nasconde.

La violenza viene fatta sopattutto dagli uomini, dai maschi, e in quanto maschio mi sento molto colpito e triste mentre sto scrivendo questo articolo. La mascolinità che abbiamo appreso nei secoli e cioè il non fuggire al litigio, il picchiare come segno di virilità, il dominio sulle donne, il farci obbedire, il non cedere mai, la violenza più o meno sottile che nasce dal potere, la si trova a tutte le latitudini del mondo. Questa è una radice culturale importante per capire l'abuso sessuale, che non si sradica solo con leggi ma mettendo in campo una educazione diversa. In Brasile da due anni la relazione sessuale con minorenne è crimine, ma questo non ha diminuito di molto la realtà specie nelle zone del nord del Brasile.

Non possiamo dimenticare che siamo tutti sessuati e chiamati a gestire con responsabilità la nostra sessualità. Le persone che commettono violenza con i minori spesso hanno gravi malattie psicologiche, ma per la maggioranza sono frutto di relazioni di dominazione e di potere dove il repertorio maschile di dimostrare la propria virilità assume varie forme di violenza. Un passo importante è rivedere lo stile della propria mascolinità e i modelli che la riproducono.

Mauro Furlan

mercoledì 19 novembre 2008

Artemundi va a Parigi

Otto mesi e già cammina. Nato nel marzo 2008, affrontando situazioni sempre nuove, il progetto Artemundi è arrivato perfino a Parigi. Da Rio de Janeiro a Parigi! Bisogna dire però che le sfide sono state molte. La prima è stata quella di andare incontro ad ogni singola donna che partecipa alle attività lavorative, visto che ognuna ha una particolare situazione di vita. La seconda sfida è stata quella di cercare di creare prodotti che possano essere accolti dal mercato mentre la terza è quella di trovare un circuito di vendita.

Il lavoro nel piccolo laboratorio consiste nell’inventare nuovi prodotti con materiale di riciclo (carta, vestiti di carnevale, tappi di lattina) o usare prodotti innovativi come pelle di pesce e tessuti ricavati dal reciclaggio delle bottiglie di plastica. I prodotti sono pensati per poter essere distribuiti in negozi locali o in fiere ma per adesso la vendita è stata resa possibile solo con l’aiuto di persone di passaggio alla “Casa di Maria” e con i contributi raccolti in alcuni mercatini in Italia.

Il nostro lavoro con le donne e le ragazze delle favelas limitrofe a Grajau mira alla ricerca di un indirizzo professionale e alla crescita personale per mezzo di diverse azioni. Il progetto ARTEMUNDI offre a giovani donne e ad alcune mamme uno spazio che favorisce il riconoscimento di una individualità dignitosa, propone una disponibilità a cambiare, a chiedere, ad ascoltare, a riflettere assieme al gruppo che quotidianamente si ritrova per momenti lavorativi con l’obiettivo di crescere insieme.

Ci focalizziamo innanzitutto sulla necessità che le donne abbiano un lavoro ma offriamo anche l’occasione di vivere in gruppo e stabilire buoni legami tra colleghi di lavoro, forniamo informazioni rispetto alle strutture sanitarie nel caso di gravi problemi familiari (un figlio o il marito che usa droga /alcool, violenza domestica…) e in certi casi, per chi è analfabeta, orientiamo al ritorno alla scuola serale per diventare qualificate. Con la mancanza di risorse e di prospettive economiche, la grande sfida sta nel riuscire a strutturare il lavoro in modo tale che queste giovani donne possano essere reintegrate nella vita sociale senza mettersi in situazioni di rischio. Il contesto sociale in cui vivono, infatti, è spesso pericoloso e degradato, con frequenti sparatorie in cui quasi sempre muoiono giovani innocenti; questo complica il lavoro di recupero sociale e porta talvolta all’abbandono delle iniziative che queste donne intraprendono.

L’obiettivo sta anche nell’educare la persona a pensare a sé stessa e ad agire secondo le proprie decisioni, cosa che normalmente non avviene nel contesto familiare. Per avviare le giovani donne verso un cambiamento e per disciplinare la partecipazione al gruppo ci serviamo di una serie di regole fisse che struttura la loro vita quotidiana. Sappiamo che i risultati nel formare al lavoro un gruppo di donne non arrivano in modo semplice, quindi cerchiamo anche di creare dinamiche per l’apprendimento quotidiano nel lavoro. Condividere le esperienze, le emozioni e le diverse storie di vita, offre un arricchimento ed un cambiamento di percezione nelle nostre vite; la determinazione e la forza d’animo che hanno queste donne nell’accudire i figli o nipoti in situazioni di rischio e disagio sociale sono per noi di esempio.

Nei primi 4 mesi del progetto Artemundi è stato sviluppato un corso di taglio e cucito per 14 donne per osservare e capire le potenzialità di ciascuna. Nei mesi di agosto e settembre abbiamo avuto la collaborazione di una stilista svizzera - Cornelia Bamert - e con lei abbiamo creato alcuni capi di abbigliamento e accessori come giacche ricavate da ombrelli, borse di carta e tappi di lattina, accessori e vestiti con cuoio di pesce.

Nei giorni 9-12 ottobre il progetto Artemundi ha partecipato ad una sfilata di moda etica all’Ethical Fashion Show a Parigi, che ci ha dato la possibilità di farci conoscere ad un pubblico più ampio. Redesign the World, la linea di moda creata da Cornelia ha unito tessuti prodotti da una cooperativa di donne della Thailandia e una del Mali e vestiti e accessori prodotti da Artemundi di Rio de Janeiro. È stato un momento magico, quasi da favola, con tanta allegria in un mondo di creatività. Ringraziamo la nostra amica stilista Cornelia Bamert e speriamo che i nostri prodotti abbiano successo.

(scritto da GIOVANNA BINOTTO)


Per vedere il video della sfilata :

http://www.dailymotion.com/video/x7715s_defile-redesign_creation




domenica 26 ottobre 2008

Chiedo scusa, articolo di Frei Betto sul mercato

[ADITAL] Agência de Informação Frei Tito para a América Latina
www.adital.com.b


Peço desculpas

artigo de Frei Betto *


Estou gravemente enfermo. Gostaria de manifestar publicamente minhas escusas a todos que confiaram cegamente em mim. Acreditaram em meu suposto poder de multiplicar fortunas. Depositaram em minhas mãos o fruto de anos de trabalho, de economias familiares, o capital de seus empreendimentos.

Peço desculpas a quem assiste às suas economias evaporarem pelas chaminés virtuais das Bolsas de Valores, bem como àqueles que se encontram asfixiados pela inadimplência, os juros altos, a escassez de crédito, a proximidade da recessão.

Sei que nas últimas décadas extrapolei meus próprios limites. Arvorei-me em rei Midas, criei em torno de mim uma legião de devotos, como se eu tivesse poderes divinos. Meus apóstolos - os economistas neoliberais - saíram pelo mundo a apregoar que a saúde financeira dos países estaria tanto melhor quanto mais eles se ajoelhassem a meus pés.

Fiz governos e opinião pública acreditarem que o meu êxito seria proporcional à minha liberdade. Desatei-me das amarras da produção e do Estado, das leis e da moralidade. Reduzi todos os valores ao cassino global das Bolsas, transformei o crédito em produto de consumo, convenci parcela significativa da humanidade de que eu seria capaz de operar o milagre de fazer brotar dinheiro do próprio dinheiro, sem o lastro de bens e serviços.

Abracei a fé de que, frente às turbulências, eu seria capaz de me auto-regular, como ocorria à natureza antes de ter seu equilíbrio afetado pela ação predatória da chamada civilização. Tornei-me onipotente, supus-me onisciente, impus-me ao planeta como onipresente. Globalizei-me.

Passei a jamais fechar os olhos. Se a Bolsa de Tóquio silenciava à noite, lá estava eu eufórico na de São Paulo; se a de Nova York encerrava em baixa, eu me recompensava com a alta de Londres. Meu pregão em Wall Street fez de sua abertura uma liturgia televisionada para todo o orbe terrestre. Transformei-me na cornucópia de cuja boca muitos acreditavam que haveria sempre de jorrar riqueza fácil, imediata, abundante.

Peço desculpas por ter enganado a tantos em tão pouco tempo; em especial aos economistas que muito se esforçaram para tentar imunizar-me das influências do Estado. Sei que, agora, suas teorias derretem como suas ações, e o estado de depressão em que vivem se compara ao dos bancos e das grandes empresas.

Peço desculpas por induzir multidões a acolher, como santificadas, as palavras de meu sumo pontífice Alan Greenspan, que ocupou a sé financeira durante dezenove anos. Admito ter ele incorrido no pecado mortal de manter os juros baixos, inferiores ao índice da inflação, por longo período. Assim, estimulou milhões de usamericanos à busca de realizarem o sonho da casa própria. Obtiveram créditos, compraram imóveis e, devido ao aumento da demanda, elevei os preços e pressionei a inflação. Para contê-la, o governo subiu os juros... e a inadimplência se multiplicou como uma peste, minando a suposta solidez do sistema bancário.

Sofri um colapso. Os paradigmas que me sustentavam foram engolidos pela imprevisibilidade do buraco negro da falta de crédito. A fonte secou. Com as sandálias da humildade nos pés, rogo ao Estado que me proteja de uma morte vergonhosa. Não posso suportar a idéia de que eu, e não uma revolução de esquerda, sou o único responsável pela progressiva estatização do sistema financeiro. Não posso imaginar-me tutelado pelos governos, como nos países socialistas. Logo agora que os Bancos Centrais, uma instituição pública, ganhavam autonomia em relação aos governos que os criaram e tomavam assento na ceia de meus cardeais, o que vejo? Desmorona toda a cantilena de que fora de mim não há salvação.

Peço desculpas antecipadas pela quebradeira que se desencadeará neste mundo globalizado. Adeus ao crédito consignado! Os juros subirão na proporção da insegurança generalizada. Fechadas as torneiras do crédito, o consumidor se armará de cautelas e as empresas padecerão a sede de capital; obrigadas a reduzir a produção, farão o mesmo com o número de trabalhadores. Países exportadores, como o Brasil, verão menos clientes do outro lado do balcão; portanto, trarão menos dinheiro para dentro de seu caixa e precisarão repensar suas políticas econômicas.

Peço desculpas aos contribuintes dos países ricos que vêem seus impostos servirem de bóia de salvamento de bancos e financeiras, fortuna que deveria ser aplicada em direitos sociais, preservação ambiental e cultura.

Eu, o mercado, peço desculpas por haver cometido tantos pecados e, agora, transferir a vocês o ônus da penitência. Sei que sou cínico, perverso, ganancioso. Só me resta suplicar para que o Estado tenha piedade de mim.

Não ouso pedir perdão a Deus, cujo lugar almejei ocupar. Suponho que, a esta hora, Ele me olha lá de cima com aquele mesmo sorriso irônico com que presenciou a derrocada da torre de Babel.

[Autor de "Cartas da Prisão" (Agir), entre outros livros].

* Escritor e assessor de movimentos sociais


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sabato 25 ottobre 2008

Questo è il Blog della Associazione VIAMUNDI intercultura e cittadinanza di Rio de Janeiro. Qui racconteremo quello che accade in questo angolo del mondo latinoamericano, ospiteremo articoli in lingua originale, foto e tutto quello che può può far crescere la nostra passione per l'educazione interculturale .